Qualche tempo fa, pensando, mi ponevo il quesito: ma la massima espressione di un albero dopo la vita può essere divenire libro o strumento musicale? Perché, se esiste la reincarnazione per l’uomo, dovrebbe equivalere anche per tutte le altre forme di vita. Dimenticando però che una parte del tronco degli alberi si chiama libro – la parte interna della corteccia dove scorre la linfa necessaria per la vita – così, per l’associazione libera di idee, mi permetto di definire il tronco libro, i rami i suoi capitoli, mentre la pagina superiore della foglia è quella dell’atto di scrivere dell’autore, mentre la pagina inferiore è quella dell’atto di chi legge. Un respiro totale, fotosintesi della conoscenza. Quindi albero uguale libro, scrittura e lettura, nutrimento. L’origine di tutto nasce con il desiderio, il bisogno, del genere umano di tramandare. 

Breve storia: prima fu il carboncino, ancora legno che brucia sulla roccia, a rappresentare scene di caccia, animali, umani stilizzati, poi vennero le tavole di pietra con le leggi.
Gli egizi svilupparono forme di scrittura sempre più complesse per praticità e, avendolo a disposizione, sfruttarono il papiro. Nacque così la figura degli scribi, antenati dei cancellieri. Furono i primi scrittori storici atti a tramandare le gesta dei faraoni. Le lotte egemoni tra i vari imperi portarono all’uso della pergamena, le pelli, il cotone macerato e poi arrivarono come al solito i cinesi – si sa! – che trattando piccole listarelle di fibre vegetali crearono la carta. Ma fu durante il medioevo, qui in Italia, che si affinarono le tecniche, a Fabriano: si mise un po’ da parte la tradizione orale, i monaci amanuensi fecero il resto creando tesori veri e propri, dai caratteri usati, all’inchiostro impreziosito da lamine d’oro e colori derivati da pietre preziose, rilegature sempre più pregiate. Tutto andò avanti fino al signor Gutenberg che elaborò una tecnica già in uso in Cina inventata dal signor Bi Sheng, i caratteri di stampa, quindi la nascita della stampa vera e propria. Ora siamo in un periodo di convivenza tra la carta, Internet, e il metaverso che incombe.

Però un libro è fantasia, urgenza di comunicare, ed è anche ispiratore di tanti modi di dire, per esempio: non si giudica un libro dalla copertina ma è dall’incipit della prima pagina che comincia il viaggio.
Apriamo, ci imbattiamo in una pagina indimenticabile e l’autrice, l’autore, ci accompagna dove desidera, potrebbe essere una pagina storica, una pagina autentica, una pagina dimenticata, se vuole ci può portare verso una pagina triste e sofferta, può farci aprire una nuova pagina, accompagnarci verso una pagina segreta che sfocia in una pagina oscura. Molte volte ci delude e ci imbattiamo in una pagina vuota di contenuti. Seguendo il suo umore può diventare una pagina avvelenata spesso intrisa di rimpianti come una pagina portata via dal vento, lontana nei ricordi, una pagina ingiallita nel tempo o sbiadita. Quasi sempre, inevitabilmente, se il libro ci conquista ci imbattiamo nella pagina finale e nella parola fine.

Carmela Bellitti